Giovedì 17-11-2011

Rischi talebani

talebani

 

Rifletto sull'onda di una piacevole chiaccherata con un'amica.

Si parlava di cose mammose varie, partendo dai pannolini lavabili per scorrere poi tutta la tipica copilation di tematiche, fino ad arrivare alla pole pisition della classifica "argomenti mammoclassici": l'allattamento.

Si ragionava sullo stile con cui si passano certi contenuti, e sul fatto che alcune persone denotando atteggiamenti più "inquisitori" di altre, stili che spesso arrivano ad ottenere reazioni opposte alle desiderate. L'amica in questione, per esempio, mi ha riportato una sua esperienza personale: affiancata sin da prima della nascita del figlio da una consulente de La Leche League con la quale si era trovata bene per tanti motivi, una volta nato il bimbo arrivarono le prime difficoltà nelle poppate e decise di dare un po' della famosa (o famigerata, in base alle posizioni) "aggiunta". Di questo però non se la sentì di parlarne con la consulente stessa, pervasa da un senso di colpa e di inadeguatezza che la mia amica riconobbe come scaturito proprio dall'atteggiamento giudicante che la consulente aveva direttamente o indirettamente comunicato verso le mamme che non si attenevano all indicazioni precise de La Leche League.

Vorrei spostare l'attenzione dall'esempio specifico: io sfortunatamente non ho ancora conosciuto di persona consulenti de La Leche League, e non mi azzarderei mai a catalogarle (come invece sento spesso fare) come "talebane", visto che sono per principio contraria alle etichette general-generiche e che ho trovato molti materiali da loro forniti alquanto equilibrati e ben fatti. Ogni persona è differente e penso che ci sia consulente e consulente, in tutti i campi e su tutti gli argomenti, e che inoltre esista anche una risposta differente in ogni persona, in base alle proprie sensibilità, fragilità, sicurezze... (magari io non mi sarei sentita intimorita nella medesima situazione in cui si è trovata la mia amica, o magari si, che ne so...).

Detto questo, però, mi sono portata a casa un domanda: qual'è il confine che trasforma un'idea in ideologia?

Sono una fan del pensiero critico e ritengo giusto che ognuno si costruisca, sugli argomenti che trova interessanti, un'opinione personale, ma qual'è l'equilibrio corretto tra la solidità di tale opinione e la disponibilità a modificarla quando è opportuno farlo, o di accettare che essa non sia valida in assoluto? Solidità non deve essere sinonimo di rigidità, così come non deve decadere nella fragilità.

Da donna ora molto concentrata su tematiche mammo-eco-naturali cerco di osservarmi mentre parlo di pannolini lavabili, di portare i piccoli, di autosvezzamento... Ma lo stesso avviene quando discuto di consumo critico, di stile di vita eco-sostenibile, di decrescita felice, di politica... è difficile costruirsi un proprio pensiero personale e accettare di lavorare per non cadere in assolutismi; e poi riuscire a trasferire questo percorso alle persone con le quali ci relazioniamo.

Difficile ma, per me, assolutamente necessario.

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